venerdì 7 dicembre 2012

Dossier TAV: Una questione democratica

Chiunque non abbia vissuto sulla luna negli ultimi due anni almeno ha sentito parlare dell'alta velocità fra Torino e Lione. Spesso con toni propagandistici, spesso come mera cronaca di scontro, altre volte come partecipazione civile di una comunità alle decisioni governative. Claudio Calia, col suo Dossier TAV: una questione democratica cerca di fondere tutti questi aspetti in un fumetto, un'opera d'inchiesta e di sensibilizzazione intorno ad uno degli argomenti più caldi della realtà italiana degli ultimi anni.

Il fumetto è senza ombra di dubbio un genere letterario molto complesso, troppo spesso ridotto a caricatura, che invece può essere veicolo di contenuti anche scomodi e sensibilizzare intorno ad alcuni specifici temi in modo immediato e diretto. A volte più della televisione o di lunghe inchieste giornalistiche proprio per le sue caratteristiche.

Penso onestamente che l'intento dell'autore fosse proprio questo, sfruttare il "suo" mezzo per rendere un punto di vista il più possibile distaccato intorno a un fatto di cronaca che tanto fa discutere anche in questi giorni. E i recenti accordi Italia-Francia in merito non fanno altro che esaltare questa pubblicazione, che per chi sa poco o niente della questione può rappresentare un buon punto di partenza.

Si comincia con una citazione di Marinetti e si finisce con una di Majakovski, a indicare una circolarità (irrisolvibile?) che si riflette soprattutto nelle posizioni registrate in tutti questi anni sul contestato valico della Val di Susa. Nel mezzo una cronaca dei principali avvenimenti e dichiarazioni dei protagonisti, tesi a evidenziare in modo più onesto possibile le posizioni sostenute dalle due fazioni, quelli pro a tutti i costi e quelli contro a tutti i costi. Su questi argomenti una ricostruzione oggettiva e imparziale non può esistere e, nonostante il punto di vista di Calia penda inesorabilmente sui No-Tav, la narrazione è asciutta e distaccata, come testimoniato dai frequenti inserimenti fuori campo dei suoi pensieri e delle  motivazioni che hanno portato alla nascita del libro.

E poco importa se alla fine la cronaca non è precisa e appassionante come quella di un Joe Sacco, o se si fa fatica a inserire completamente questa pubblicazione nell'universo del graphic journalism, forse proprio per l'ambizione di restituire una fotografia su fatti che sono tutt'ora in corso e che sono passibili di continui mutamenti non essendo "storicizzati" in tutto e per tutto. Il libro merita davvero, e i disegni (essenziali e scarni) bene si adattano a questo intento, con il bianco e nero forte, marcato, ancora una volta a sottolineare un'alternanza fra "giusto e sbagliato" difficile da cogliere al cento per cento.

Bellissimo il capitolo di "botta e risposta" fra i pro e i contro della "grande" opera, una sorta di compendio essenziale per poter rispondere alle tesi dell'una o dell'altra fazione (come ammesso dallo stesso autore in prefazione).

Un libro interessante, da leggere e da conservare per cercare di addentrarsi in un fatto di cronaca che ci riguarda tutti, in modo diretto, un'ottima bussola per una storia di emergenza democratica.

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